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Un Po' di Storia

Calci e pugni. Non potrebbe essere più semplice e significativo il nome di questa disciplina considerata la più “occidentale” nel vasto panorama degli sport da combattimento.  Nata attorno alla prima metà degli anni settanta negli Stati Uniti, sull’onda dei tanti film di Kung Fu provenienti dal lontano Oriente, la  kick boxing conosce da allora in poi un crescente successo.

Il 14 settembre del 1974 a Los Angeles viene organizzato il 1° Campionato del Mondo di arti marziali a contatto pieno, che viene denominato “Karate Contact”.   In Italia il Karate Contact nasce nel 1975 con l’AIKAM del  M° Bellettini.   Le regole di questa nuova disciplina sono molto semplici: alla classica scherma pugilistica si aggiungono tecniche di calcio, che possono essere portate su tutto il corpo.  La kick boxing attualmente è diffusa in tutto il continente ed esistono diverse federazioni le quali riconoscono l’importanza di questo sport.  Insieme al full contact nascono anche altre discipline similari di combattimento sportivo con calci e pugni che si distinguono per un diverso modo di combattere, attraverso un diverso regolamento sportivo. Queste diverse specialità prendono il nome di Semi Contact, Light Contact, Full Contact, Low Kick.  Il “semi contact” è la versione più vicina al karate tradizionale . Gli atleti indossano le protezioni ai piedi e alle mani e sono vestiti con una divisa tipo kimono, o comunque una divisa che copre tutto il corpo. E’ vietato affondare i colpi. E’ la disciplina più diffusa.  Il “light contact” è la versione del semi contact continuato: nella prima specialità, dopo ogni scambio di colpi, l’arbitro sospende l’incontro per assegnare o non assegnare un punteggio; il light contact invece è un incontro continuo e solo alla fine si assegnano i giudizi arbitrali. Anche qui è vietato affondare i colpi. Le protezioni e l’abbigliamento sono uguali a quelle del semi contact e come per il semi contact si combatte normalmente su un quadrato di 8 metri per 8 metri.

 Nel “full contact” è ammesso il K.O.: come dice il termine in lingua inglese, è possibile affondare i colpi. E’ decisamente la forma più dura della kick boxing con la low kick, in quanto prevede incontri dove i colpi sono portati allo scopo di mettere l’avversario fuori combattimento. E’ proibito colpire sotto la cintura e si combatte a torso nudo, con i pantaloni lunghi. E’ vietato colpire le gambe dell’avversario (sono ammesse solo le spazzate basse). Gli incontri si svolgono su un ring uguale a quello del pugilato e il numero di riprese, normalmente da 2 minuti, varia a seconda dell’importanza della competizione.

 La “low kick” è uguale al full contact, ma sono ammessi i calci sotto la cintura. E’ sicuramente la specialità più violenta della kick boxing: i colpi portati sui muscoli della coscia o del polpaccio condizionano la mobilità dell’avversario, che diviene così un facile bersaglio, con la conseguenza che la maggior parte degli incontri finisce prima del limite.  Il successo e la riscoperta delle arti marziali è anche dovuto alla capacità di queste ultime di abbinare la preparazione fisica con l’apprendimento di un’ efficace difesa personale.  In una società sempre più violenta, infatti, sapersi difendere è sempre più necessario, sia sotto il profilo psicologico, sia sotto il profilo pratico. Negli ultimi anni si è perciò cercato di abbinare l’autocontrollo psico-fisico della filosofia orientale all’aspetto pratico della kick boxing, molto valido anche come difesa personale, e tutto ciò ha contribuito al rapido sviluppo di questa disciplina.     



Non ci sono segreti nella pratica; la pratica è il segreto.

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